La Musica dell'Olocausto, la Musica dei Perseguitati, la Musica della Memoria

27.01.2022

La musica dell'Olocausto fu composta nei ghetti, nei campi di concentramento, negli accampamenti dei partigiani, tra i rifugiati o in clandestinità per ribellarsi ai tedeschi, tra il 1933 e il 1945. 

(Ascolta il primo 'canto' composto alla fine dell'articolo)


Dopo la fine della seconda guerra mondiale 

la musica è diventata uno strumento della memoria 

per i superstiti dell'Olocausto e le generazioni successive, in una lunga serie di opere musicali ispirate all'Olocausto.

Molti musicisti e compositori furono coinvolti nell'Olocausto 

a causa della loro appartenenza "razziale" o in conseguenze delle loro idee politiche e del loro orientamento sessuale.

La musica stessa divenne terreno di scontro

facendosi il nazismo promotore di un proprio distintivo stile musicale che etichettava come "arte degenerata" 

il jazz, la dissonanza e ogni tendenza musicale anti-conformista.


Simone Rizzardi Founder di MusicoTerapiaViva.it

 Le basi teoriche delle teorie naziste sulla musica furono fornite dal saggio di Richard Wagner, "Il giudaismo nella musica" (Das Judentum in der Musik) (apparso sulla rivista Neue Zeitschrift für Musik il 3 e 6 settembre 1850) in cui il celeberrimo compositore contrapponeva la musica "tedesca" a quella "ebraica".


I musicisti perseguitati reagirono usando la loro arte come una forma di resistenza spirituale e uno strumento di denuncia dell'oppressione. 

Già negli anni Trenta si materializza una strenua opposizione da parte di musicisti tedeschi nei campi di concentramento nazisti o dalle terre d'esilio.


Non tutti i compositori si trovarono nella condizione di poter far sentire liberamente la propria voce. 

Per gli artisti vissuti in clandestinità sotto l'occupazione la produzione musicale si svolge nell'ansia continua dell'arresto e della deportazione; la loro arte si preserva solo grazie al supporto e alla complicità di amici ed estimatori.

Anche nei ghetti e nei campi di internamento la musica continua tenacemente a esistere. 

C'è una musica "ufficiale", che i prigionieri sono costretti a eseguire nelle orchestre e nelle bande che le autorità naziste costituiscono anche nei campi di concentramento e di sterminio. Ad essa si contrappone la musica clandestina dei deportati, i canti di protesta.


Nei ghetti i consigli di autogoverno ebraico continuano ad organizzare nei teatri spettacoli musicali e a offrire concerti. 

Ma si esegue musica anche nelle case private o, come a Varsavia organizzati, nei caffè e nelle mense.


La musica diventa una forma di resistenza spirituale per i musicisti e il loro pubblico. Musicisti di strada creazioni popolari di canzoni.
Dopo la liberazione la musica diviene strumento di memoria e di compianto di fronte alla tragedia vissuta.
La musica da sempre gioca un ruolo importante nei temi dell'olocausto e della memoria


 Uno dei primi Canti  di Protesta in tedesco, fu composto nell'agosto 1933 da Rudi Goguel 

su liriche di Johann Esser nel campo di concentramento di Börgermoor. 

Divenne immediatamente popolare tra i prigionieri.

 Tradotto in inglese e spagnolo conobbe un successo internazionale tra i militanti antifascisti. Goguel sopravviverà a oltre 10 anni di detenzione in vari campi di concentramento.

"E tira con la vanga...  Alla brughiera,  dove siamo lontani da ogni gioia. Nascosto dietro il filo spinato I messaggi vanno su e giù. Nessuno, nessuno può passare...  La fuga ti costerà solo la vita,  Il castello è recintato quattro volte.  Ma per noi non c'è da lamentarsi. L'inverno non può durare per sempre!"

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Simone Rizzardi, Founder di MusicoTerapiaViva.it

Musicoterapista, Operatore e Consulente nel Benessere del suono.

Esperto di applicazioni della musica in contesti Clinici e di Crescita personale. Musicista

e appassionato della Valorizzazione dei Talenti delle persone