Musicoterapia in Dialogo: narrare la professione - Esperienze a confronto 

17.04.2025

Tre professionisti della musicoterapia si confrontano in un dialogo autentico tra esperienze, pensiero e pratica. 

Un racconto che ispira, chiarisce e fa riflettere

Un contesto mondiale, un confronto professionale autentico 

Articolo Blog  curato da Simone Rizzardi (musicoterapeuta) 


Dal 10 al 15 aprile si celebra la Settimana Mondiale della Musicoterapia. Un'iniziativa promossa dalla World Federation of Music Therapy (WFMT), unica organizzazione internazionale senza scopo di lucro fondata nel 1985 a Genova, che rappresenta la musicoterapia in tutto il mondo. 

La WFMT sostiene lo sviluppo della professione attraverso la promozione della ricerca, la formazione, la cooperazione tra territori e la definizione di standard condivisi.

Ogni giorno di questa settimana ho scelto di condividere contenuti, riflessioni e strumenti per raccontare cosa significa davvero, oggi, fare musicoterapia.

Un modo per portare lo sguardo fuori dai confini teorici e far emergere le esperienze reali, vissute nei contesti educativi, clinici e relazionali.

 🎥 L'incontro del 14 aprile: "Musicoterapia in dialogo – esperienze a confronto"

(video in fondo alla pagina)


Il quinto giorno della settimana è stato dedicato a una diretta online con tre musicoterapeuti appartenenti a generazioni ed esperienze diverse.


Un dialogo vivo, sincero, in cui la narrazione è diventata il vero strumento di riflessione: ascoltando gli altri, si attivano idee, si chiariscono dubbi, si aprono nuove prospettive.

Perché raccontare non è solo descrivere ciò che si fa.

È riflettere, condividere, generare senso.

Un racconto può ispirare chi è già nel campo da anni, aiutare chi è all'inizio a orientarsi, o far comprendere meglio a genitori ed educatori il significato profondo della musicoterapia.


I tre ospiti della diretta hanno rappresentato tre fasi professionali differenti:

- Valeria Crescenzi: giovane professionista, docente di flauto e musicoterapeuta formata al Corso Quadriennale di Musicoterapia di Assisi (PG), promosso dalla Pro Civitate Christiana., attiva con neonati, persone con disabilità e autismo. 

Porta una visione fresca, dinamica, aperta alla sperimentazione e alla rete.

- Simone Rizzardi: una carriera iniziata oltre 20 anni fa, con un percorso articolato tra musicoterapia, stimolazione sonora, pedagogia, suonoterapia e counseling. Fondatore di MusicoterapiaViva.it, si occupa in particolare di disabilità grave e promozione della cultura musicoterapica.

- Giangiuseppe Bonardi: 32 anni di esperienza tra pratica clinica, docenza, scrittura e progettazione. Autore di testi fondamentali e creatore del Dizionario di Musicoterapia, coordina oggi il progetto MtIntervisionFree e continua a formare nuove generazioni di terapeuti.


Tre sguardi, tre generazioni che, intrecciandosi, hanno dato vita a un momento raro di confronto reale: radicato nella pratica, ma aperto alla visione.

🎵 Simone Rizzardi: 20 anni tra pratica, confronto e stimolazione sonora


Rizzardi ha aperto il suo intervento condividendo con un approccio divulgativo e autenticità le "sei cose che ho capito" nel corso della sua esperienza professionale

Non semplici riflessioni teoriche, ma apprendimenti vissuti sul campo, trasformati in consapevolezze operative.

Ha parlato dell'importanza dell'elasticità: la capacità di non irrigidirsi su un metodo o una tecnica, ma di restare flessibili pur mantenendo una cornice chiara. In contesti complessi come quelli della disabilità grave, ha sottolineato come ogni corpo comunichi a modo proprio, e come il terapeuta debba continuamente ricalibrarsi.

Con lucidità ha messo in evidenza il valore delle formazioni trasversali. 


Aver attraversato approcci diversi – dalla musicoterapia alla stimolazione basale, dalla pedagogia al counseling – gli ha permesso di chiarire i confini dei ruoli e di costruirsi una "cassetta degli attrezzi" ampia ma mirata

In questo modo è possibile entrare nei contesti lavorativi con maggiore precisione e consapevolezza.


Ha poi parlato dell'adattabilità ai contesti: lavorare in ambiti differenti (scuole, centri diurni, RSA) ha mostrato come il setting influenzi profondamente l'intervento. La stessa tecnica, ha detto, può funzionare in un luogo e risultare inefficace in un altro. 

Questa esperienza gli ha anche permesso di scegliere dove specializzarsi, in base sia alle competenze acquisite che alle proprie inclinazioni.


Un altro punto forte del suo intervento è stata la valorizzazione dei piccoli segnali.
Lavorare in ambito clinico non significa sempre ottenere risultati eclatanti: spesso, il cambiamento è minimo, ma significativo.
Un'espressione, un contatto, un suono riconosciuto. In questi dettagli si gioca il senso più profondo della pratica.


Ha poi illustrato le skill trasversali fondamentali per il lavoro musicoterapico: la comunicazione con l'équipe, l'osservazione non giudicante, la gestione del tempo e delle energie, ma anche la capacità di stare nel silenzio, di coltivare pazienza ed empatia.


Infine, ha sottolineato il valore del tenersi attivi: continuare a formarsi, osservare, confrontarsi, uscire dal proprio recinto. 

Ha parlato dell'importanza di costruire un proprio progetto, qualcosa che lasci un segno e che restituisca senso alla propria traiettoria.
Per lui, questo progetto è MusicoterapiaViva, spazio di divulgazione, formazione e confronto.

CONOSCI

musicoterapiaViva.it?

✨ Valeria Crescenzi: la freschezza della nuova generazione


Valeria ha portato una testimonianza intensa e concreta, mostrando come anche una giovane professionista possa contribuire al dibattito con idee chiare e una visione radicata nella pratica. 

Il suo intervento è stato attraversato da un equilibrio prezioso tra passione, delicatezza e rigore.


Uno dei punti più significativi è stato il racconto del lavoro in Terapia Intensiva Neonatale (TIN), dove la musicoterapia incontra le vite più fragili e piccole.

Valeria ha descritto con precisione e sensibilità come il suono possa diventare ambiente di contenimento, continuità e cura per neonati prematuri, spesso separati dalla madre e sottoposti a stress sensoriali. 

La sua riflessione si è soffermata su quanto sia importante dosare con attenzione ogni stimolo, imparare a leggere i micro-segnali corporei del neonato e adattare l'intervento in modo estremamente fine.


Ha evidenziato anche come, in questi contesti, la musicoterapia non sia mai solo un "fare musica", ma un costruire relazioni primarie di senso attraverso il suono, spesso in collaborazione con il personale medico e con i genitori, quando possibile.

Questo rende il ruolo del musicoterapeuta tanto più delicato quanto necessario.

Un altro aspetto importante emerso nel suo contributo è stato il tema del riconoscimento del ruolo e della figura del musicoterapeuta in contesti così delicati: ha sottolineato quanto si debba essere prudenti, nell'accedere a spazi lavorativi istituzionali e contestualizzati e quanto sia importante far rete, condividere e partecipare ad esperienze collettive di intervisione, formazione e progettazione. 


Ha parlato di "riconoscersi nella pratica", di cercare spazi in cui potersi sentire parte attiva di una comunità di scopo.


La sua presenza ha lasciato il segno non solo per la competenza, ma per il modo umano e generoso con cui ha raccontato la sua esperienza. 

Ha mostrato che la musicoterapia è un cammino che inizia presto, ma che si costruisce passo dopo passo, tra il desiderio di fare bene e la capacità di mettersi in discussione.

🔹 Giangiuseppe Bonardi: il pensiero 'illuminato' della musicoterapia


L'intervento di Giangiuseppe Bonardi ha rappresentato uno dei momenti più densi e significativi del webinar. 

Non solo per la sua lunga esperienza — oltre trent'anni di attività tra clinica, formazione e scrittura — ma per la qualità del pensiero che ha saputo condividere. 


Un pensiero riflessivo, strutturato, coerente, capace di attraversare tempo, teoria e pratica senza perdere aderenza alla realtà quotidiana del lavoro musicoterapico.

Bonardi ha centrato il suo intervento su alcuni concetti chiave, che meritano di essere riportati con attenzione:


🎧 L'ascolto come fondamento epistemologico

Uno dei punti più forti è stato il richiamo all'ascolto come postura clinica, teorica ed etica

Ascoltare, per Bonardi, non è solo il prerequisito della musicoterapia, ma il cuore della sua epistemologia. È nel modo in cui si ascolta — e non solo nel cosa si fa — che si gioca la qualità della relazione terapeutica.

L'ascolto è dunque un atto complesso, che coinvolge presenza, sospensione del giudizio, e disponibilità ad accogliere l'altro nella sua interezza sonora e umana.


🗣 Terminologia e rigore


Bonardi ha posto l'accento sull'importanza del linguaggio e della terminologia. In un panorama professionale dove i confini tra musicoterapia, animazione musicale, interventi sonoro-musicali e pratiche educative sono spesso confusi, ha sottolineato quanto sia cruciale nominare con precisione ciò che si fa.


Non per escludere, ma per riconoscere le specificità e i contesti d'azione. Il rigore terminologico non è un esercizio accademico: è uno strumento per garantire etica, qualità e trasparenza nella professione.


🤝 L'intervisione tra pari come forma di crescita

Con grande convinzione, ha sostenuto la necessità di coltivare spazi di intervisione professionale tra pari

Luoghi non giudicanti, ma fondati sul dialogo critico e sul desiderio di crescita. 

Da questa visione è nato il progetto MtIntervisionFree, un'esperienza che coordina e in cui promuove incontri di scambio tra musicoterapeuti, ispirati a una prassi di confronto orizzontale e partecipata.


Secondo Bonardi, non si cresce da soli, e nemmeno solo leggendo o studiando: si cresce nel confronto pensato e continuo con l'altro.


📚 La prassi riflessiva e la responsabilità del pensiero


Uno dei passaggi più ispirati del suo intervento è stato il richiamo alla prassi riflessiva, come spazio in cui teoria e pratica si incontrano, si illuminano a vicenda.


Non basta fare esperienza: è necessario saperla pensare, analizzare, riformulare. Questo esercizio continuo richiede tempo, dedizione e strumenti. 

È una forma di responsabilità verso sé stessi, verso i pazienti e verso la professione nel suo insieme.


Bonardi ha chiuso il suo intervento con un invito forte e chiaro: la musicoterapia ha bisogno di cura del pensiero, non solo della tecnica.

Il musicoterapeuta non è un semplice "operatore del suono", ma un professionista che abita un campo relazionale e culturale complesso, e che ha il dovere di interrogarsi continuamente sul senso del proprio agire.


Il suo contributo non è stato solo un contenuto, ma un esempio vivente di coerenza, profondità e tensione etica.


Un pensiero lungo, paziente, nutrito da anni di esperienza, che oggi più che mai rappresenta un riferimento solido per chi cerca nella musicoterapia non solo uno strumento, ma un modo di essere nel mondo.

🎯 Parte 3 – Riflessioni finali: quando il confronto diventa crescita

Il webinar del 14 aprile, all'interno della Settimana Mondiale della Musicoterapia, è stato un evento "celebrativo" ed un momento di realtà condivisa, un tempo sospeso in cui tre professionisti, con età, percorsi e visioni differenti, si sono messi in dialogo, senza ruoli fissi, senza ricette, senza retorica.


Quello che è emerso non è solo una somma di contenuti, ma una mappa di senso, fatta di voci che si sono ascoltate e rispecchiate, a tratti anche differenziate

Ed è proprio qui che sta il valore di un dialogo vero: non nella convergenza a tutti i costi, ma nella possibilità di abitare uno spazio comune, anche con linguaggi e accenti diversi.


La musicoterapia è una professione in trasformazione. Lo è perché cambia il mondo intorno, cambiano i contesti, cambiano i bisogni. Ma è anche una professione che, per restare viva, deve tornare costantemente a interrogarsi su sé stessa.


Questo confronto ha dimostrato che:

  • c'è bisogno di parole giuste, ma anche di esperienze vissute;
  • c'è bisogno di formazione, ma anche di confronto tra colleghi;
  • c'è bisogno di riconoscimento sociale, ma anche di responsabilità personale;
  • e soprattutto: c'è bisogno di raccontare, perché raccontando ci si ritrova, ci si ispira, si lascia traccia.


Per chi ha assistito o assisterà alla registrazione, l'augurio è che almeno un passaggio, una frase, un'immagine condivisa possa risuonare dentro e accendere qualcosa di nuovo. Che sia una domanda, un'intuizione, o semplicemente la voglia di rimettersi in ascolto.


Perché la musicoterapia, prima di tutto, è questo: una pratica dell'ascolto che genera possibilità.


Per conoscere maggiormente i partecipanti trovi qui link di riferimento:


Giangiuseppe Bonardi https://sites.google.com/view/mia-musicoterapie-in-ascolto

Valeria Crescenzi https://sites.google.com/view/valeria-crescenzi/news

Simone Rizzardi www.musicoterapiaviva.it


GUARDA IL VIDEO 

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Simone Rizzardi

Founder Musicoterapiaviva.it

Musicoterapista, Operatore e Consulente nel Benessere del suono.

Esperto di applicazioni della musica in contesti Clinici e di Crescita personale. Musicista

e appassionato della Valorizzazione dei Talenti delle persone - Scopri chi è Simone